lunedì 29 settembre 2014

USA: Isis, Russia, Turchia e le Midterm Elections.

Gli Stati Uniti d'America non stanno vivendo il loro miglior momento storico.
Le elezioni di metà mandato (Midterm Elections) sono alle porte, Obama e tutto il Partito Democratico si trovano in grande difficoltà.
Il rinnovo della Camera dei Rappresentanti e dei 33 (su 100) Senatori rischiano di regalare al Presidente un congresso schierato, completamente, contro di lui.
Mettendo nero su bianco Obama si ritrova in un pantano politico; l'Obamacare (riforma sanitaria) è al vero banco di prova, i primi risultati della riforma li vedremo verso la fine del 2015; dopo aver evitato il Fiscal Cliff nel 2012 (baratro fiscale) l'economia rimane fragilissima, il debito pubblico ha sfondato il tetto dei 17mila miliardi di dollari ma, in conpenso, la disoccupazione è passata dal 9.9% (dicembre 2009) al 6.2% (luglio 2014). Il vero cruccio dell'amministrazione Obama riguarda però la politica estera aspramente criticata, da parte Repubblicana, per le decisioni prese riguardo le crisi di Libia, Siria, conflitto Israelo-Palestinese, Ucraina ed Iraq. Come se non bastasse l'avanzata repentina ed inaspettata dell'Isis in Iraq e Siria (sottostimata, come ammesso dallo stesso Obama), il durissimo attacco del ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, all'assemblea generale dell'Onu: "L’Ucraina è stata la prima vittima della politica arrogante di Washington" continuando con: "Washington ha apertamente dichiarato il suo diritto di usare la forza unilateralmente ovunque nel mondo per difendere i suoi interessi" ed il tesissimo rapporto che si è creato tra Usa e Turchia((1° e 2° esercito Nato), riguardante la crisi Siriana  ed, appunto, la sottostimata forza dell'Isis, che nel frattempo ha raggiunto il confine con la Turchia) ha causato un crollo nell'approvazione popolare dell'operato del Presidente.

I sondaggi vedono la Camera dei Rappresentanti a maggioranza Repubblicana, con numero di rappresentanti leggermente maggiore rispetto all'attuale situazione (attualmente 241 repubblicani, 191 democratici e la rimanenza di partiti minori) ed è incertissima la situazione che si verrà a creare al Senato, dove la partita cruciale si giocherà nei seguenti stati: Alaska, Arkansas, Louisiana, Montana, North Carolina, South Dakota e West Virginia.
Nel caso in cui anche il Senato passasse in mano al Partito Repubblicano, gli ultimi due anni del presidente Obama e della sua squadra potrebbero rivelarsi molto duri e poco costruttivi, questa situazione di incertezza avrebbe la forza necessaria per creare un ipotetico rallentamento economico, che si propagherebbe, con un effetto domino, in tutta la zona Ue.


Riempire a tutti i costi

Ebbene si ormai ne sono certo
Le persone come me probabilmente il giorno che sentiranno che staranno per morire si impegneranno in un puzzle tiratissimo da 1 milione di pezzi.
La sensazione dei giorni nostri,  e per nostri intendo di Quelli come noi, quelli che li passano con la fotta di fare. Si...La fotta.... non ho detto che faremo..ne abbiamo solo una voglia matta e frenetica.
Saliamo in macchina e tremiamo di adrenalina fermi al semaforo con cellulare in mano a chiamare altri  se non siamo chiamati.
Il fare per non perdere tempo nel "non fare".
Senzazione strana che spinge l'accelleratore del metabolismo a mille.



Mai saputo il perchè e mentre cerco le soluzioni a ragionamenti mentali mi affollo la testa di stronzate in attesa di risposte.
e Intanto penso a che fare

martedì 23 settembre 2014

Renzi, The Italian Job.

Le elezioni europee del 2014 tornano a dare manforte al premier Renzi.
La crisi economica non trova soluzione, ed i governi cercano delle nuove idee e strategie per rilanciare l'economia dei propri paesi.
Anche noi Italiani ci stiamo provando, ed il nostro Presidente del Consiglio ha studiato una strategia formidabile:

  1. Innovativa apertura alla cultura anglosassone, un'ottima prova di inglese fluente alla Digital Venice.
  2. Selfie; è la parola e l'azione del momento, tutti la usano e tutti li fanno. Il modo migliore per convincere i giovani della bontà delle sue idee. Un metodo per far capire allo stivale che lui c'è, è presente anche nei social network e trova anche il tempo di condividere il suo bel faccione con tutti noi (salvo cancellare quelle venute male e caricate per sbaglio; ma d'altronde chi è senza peccato scagli la prima pietra).
  3. Dai primi giorni dal suo insediamento ha iniziato a far capire il cambio di rotta dell'Italia, l'uomo con le palle è finalmente arrivato. E' l'inizio di una nuova alba per la nostra nazione: sblocco totale dei debiti della pubblica amministrazione entro 17 giorni dall'insediamento, scadenza trasformata entro Luglio e termine ultimo fissato alla data del 21 settembre 2014 ( pari a 68 miliardi di euro); piano per l'edilizia scolastica da 3,5 miliardi di euro; riforma della legge elettorale entro maggio: "se arriviamo al 25 maggio senza aver fatto la legge elettorale non andiamo da nessuna parte";  la crescita del paese fissata nel DEF è pari allo 0.8% ma il  premier, sfidando se stesso, annuncia: " ma quale mezzo punto, possiamo crescere del 2%"; la riforma del lavoro con d.l. Poletti e il Jobs Act.
Dei tre punti della strategia solo i primi due sono quelli portati a casa, col massimo del punteggio, dal nostro primo ministro.
Il terzo, fondamentale per le sorti del paese, sembra essere solo propaganda, tweet, hashtag e re-tweet.
I debiti della pubblica amministrazione non sono ancora stati saldati: ai creditori(alle aziende) sono stati versati solo 31,3 miliardi di euro a fronte dei 38 finanziati ai debitori (Stato, Regioni, Provincie e Comuni). Meno della metà (Comunicato Ministero Economia e Finanaze).
Il piano per l'edilizia scolastica fissato a 3,5 miliardi di euro si ferma a poco più di 1,0 miliardo di euro (Comunicato Governo edilizia scolastica).
Il 25 maggio è passato, della legge elettorale non s'intravede nemmeno l'ombra. L'ultimo vertice è avvenuto il 17 settembre 2014 e sembra ( è il 4°) essere quello definitivo per dare il via libera alle manovre(Vertice Renzi-Berlusconi, riforma elettorale).
La crescita del 2,0% auspicata dal Presidente è stata prima ridimensionata dallo stesso Matteo, poi ad Agosto è arrivata la batosta dall'Istat: non solo non abbiamo raggiunto l'obiettivo dello 0,8% presentato nel Documento di Economia e Finanza, registriamo bensì un valore pari al -0,2% nel II trimestre rispetto al primo, chiuso in precedenza con un valore negativo dello 0,1%. Non cresciamo signori, siamo nel pantano, la nostra economia è in recessione (Crescita II trimestre 2014).
La riforma sul lavoro sembra essere l'ultimo baluardo difensivo; Renzi sbandierando lo strepitoso risultato ottenuto alle europee e sostenendo che l'Italia ha un bisogno assoluto di questa manovra, si gioca la permanenza a palazzo Chigi ed è, come ha dichiarato, pronto ad andare contro tutte e tutti.
La modifica all'art. 4 con l'introduzione del contratto a tutele crescenti (eliminazione, per i primi 36 mesi, della possibilità di reintegro in caso di licenziamenti senza giusta causa  ( di fatto annullamento per 3 anni dell'articolo 18 per i neo-dipendenti) tranne per i casi di discriminazione e l'introduzione di un indennizzo fino a 24 mesi, da corrispondere al lavoratore in caso di licenziamento anticipato) sta mettendo a dura prova l'esecutivo, la sua maggioranza al Senato e ha creato fortissime tensioni all'interno del Partito Democratico. Il Jobs Act ha riattivato i dormienti sindacati ( che sembrano agitarsi solo quando si parla di art.18 dello statuto dei lavoratori): la Cisl apre alla riforma: Bonanni chiede però la cancellazione di tutte le forme di " flessibilità selvaggia"; la Camusso, leader Cgil, promette battaglia e la Fiom-Cgil ha già fissato al 18 di Ottobre la prima manifestazione a Roma.
La tensione sociale si alza di un livello e Renzi, forse, avrebbe fatto meglio a restare in quel di Firenze, perchè ora rischia di trasformarsi in Charlie Croker, ritrovandosi alla guida di una banda pronta a compiere l'ennesimo colpo all'italiana.
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"God save the Queen" canta metà Scozia.... l'altra metà la vorrebbe morta.

Il terremoto politico nel Regno Unito sembra essere passato senza gravi conseguenze. Better togheter e gli altri gruppi unionisti, anche se di poco, rappresentano la maggioranza e sono espressione del popolo scozzese; il primo ministro Cameron ed Elisabetta II possono finalmente rilassarsi e gustarsi il loro amato tè delle 17:00.
Il territorio scozzese è da sempre una spina nel fianco per tutti i regnanti Inglesi, un'ipotetica vittoria secessionistica avrebbe condotto il Regno Unito ad affrontare la sua più grande crisi d'identità nazionale dal 1707 ad oggi. Seguendo le orme del cammino scozzese gruppi irlandesi e gallesi avrebbero iniziato a reclamare maggiore autonomia, fino ad un probabile collasso di tutto il Regno.
La Scozia ha una storia antichissima, i primi insediamenti umani hanno avuto origine poco dopo la fine dell'ultimo periodo glaciale. I Romani non furono in grado di sottomettere le tribù della Caledonia ( i romani chiamavano cosi la Scozia), ed il Vallo di Adriano (patrimonio UNESCO dell'umanità) è quel che rimane dei tre secoli di continui tentativi( 84-410 dc)
Nell'843 fu fondato il Regno di Scozia(843-1707) ed alla fine del 1200 ci fu la prima invasione e la conseguente annessione all'Inghilterra (1296-1304). La resistenza scozzese sfociò in una vera e propria guerra d'indipendenza (1304-1328), le popolazioni scozzesi sconfissero il Regno nemico e la Scozia mantenne il suo status di Regno autonomo. Dopo solo 4 anni di pace il Regno d'Inghilterra tentò la riconquista del territorio scozzese, le azioni belliche Inglesi condussero il Regno di Scozia ad affrontare la sua seconda guerra d'indipendenza (1332-1357). Il contemporaneo scoppio della guerra dei cent'anni (1337-1453) costrinse il Regno d'Inghilterra a lottare su due fronti: da un lato la fortissima resistenza dei clan delle Highlands scozzesi, dall'altro la guerra con il Regno di Francia. Nel 1356 il Regno d'Inghilterra rinunciò definitivamente all'annessione del trono scozzese.
Nel 1707 il parlamento scozzese ed il parlamento inglese votarono, in comune accordo, la fusione dei due regni dando vita al Regno di Gran Bretagna. La sede del nuovo governo e del parlamento unificati fu Londra.
Il Regno di Scozia prese questa decisione per la terribile stagnazione economica che si verificò all'inizio del XVIII secolo. L'unificazione dei regni portò dei profondi cambiamenti alla storica cultura scozzese: leggi mirate a demolire l'identità culturale, la feroce repressione dei clan delle Highlands e le confische terriere costrinsero gran parte della popolazione ad abbandonare le zone rurali, cercando lavoro e fortuna nelle nascenti industrie scozzesi.
Durante il 1800, grazie all'aiuto degli scrittori, la cultura ed il folklore represso riprendevano vita pian piano. Le gesta degli eroi scozzesi durante le guerre d'indipendenza (William Wallace, Robert Bruce) ribollivano nel sangue del popolo tradito e, sebbene le terre delle Highlands rimanevano una regione povera in mano a famiglie scozzesi, affiliate alla nobiltà inglese, al loro interno nacque un movimento unitario visto solo durante i periodi di resistenza. Gli affittuari terrieri, dopo un periodo di forti violenze, riuscirono a strappare al governo britannico il possedimento della loro terra ed il diritto a lasciarla in eredità.
La fine della grande guerra e l'inizio della grande depressione diede alla luce una nuova ondata di nazionalismo, nel 1934 fu fondato lo Scottish National Party (SNP) e la sua strategia fu quella di sfruttare ogni possibilità all'interno del sistema politico in vigore, per ottenere una più ampia autonomia possibile. Il primo seggio alla camera dei comuni lo ottenne nel 1945, nel '74 diventarono 11 e contemporaneamente al fenomeno nazionalista si affiancarono gruppi armati radicali come lo Scottish National Liberation Army.
Nel 1997, grazie al progetto di piccola autonomia ideato dal governo laburista, la Scozia ottenne la costituzione di un parlamento autonomo al quale seguì un secondo referendum, che concesse al parlamento scozzese un limitato potere di imposizione fiscale.
L'SNP, guidato da Alex Salmond, divenne nel 2007 il maggiore partito scozzese ed ottenne la maggioranza relativa al parlamento. Le elezioni europee e scozzesi, rispettivamente 2009 e 2011, consacrarono il Partito Nazionale Scozzese ed il loro risultato fu strabiliante: ottennero 2 europarlamentari e sancirono il primo governo a maggioranza assoluta.
Il 15 ottobre del 2012 il primo ministro inglese, Cameron, ed il primo ministro scozzese, Salmond, firmarono l'accordo per la consultazione referendaria sull'indipendenza scozzese.
Dopo 307 anni dall'Atto di Unione il popolo scozzese ha deciso di continuare il suo percorso all'interno del Regno Unito; il primo ministro Cameron ha garantito che nelle prossime settimane inizieranno le trattative con i leader politici scozzesi mentre maggiori (e preoccupanti) richieste di autonomia giungono da Galles ed Irlanda del Nord.
Che Dio salvi la regina perché la battaglia con l'indipendenza scozzese non sembra essere finita qui.



lunedì 22 settembre 2014

FOREVER ALONE

Avete presente quando vi capita di volervi sfogare e incautamente raccontate il vostro problema, più o meno grave, di vita quotidiana a qualcuno?
Mentre parlate iniziate a percepire il suo disinteresse, che sfocia in lezioni di vita, per arrivare sotto i vostri increduli occhi, a l'ovvia  soluzione, che tanto ovvia a vostro parere non è, dato che non tiene conto di NESSUNA delle variabili esposte fino a quel momento e che la rendono, piú che ovvia, inapplicabile...
Bhé per quanto mi riguarda ora mai è un déjà vu, un omelia della domenica da pulpiti sempre più discutibili.
La mia risposta, non quella che mi permette di mantenere la vita sociale in cui trascorro le ore libere, ma quella vera, che tendenzialmente non dico, alla fine è diventata una riflessione: "Non tutti quelli che ti sentono ti ascoltano, perché se agire fosse facile come parlare, il mondo sarebbe un posto migliore, senza depressi, senza suicidi, senza psicosi".
Ho capito che non ascoltiamo ma vogliamo disperatamente essere ascoltati, vogliamo tutto senza conseguenze...
La consapevolezza mi sta uccidendo, sapere che chi hai davanti aspetta solo il suo turno per parlare, rende difficile ogni comunicazione.
Eppure ci riprovo ogni giorno, ne sento il bisogno, non riesco a piegarmi a questo individualismo folle!
Con chi me la dovrei prendere per essere arrivati fin qui?
Da sempre vogliamo quello che non possiamo avere, è il motore, la scintilla che ci ha spinto a creare tutto ciò che abbiamo.
Oggi però il motore si è compromesso, inceppa, perde giri, grippa, la scintilla si è espansa, è un incendio ora mai...non é più una luce che ci guida ma un falò che ci acceca.
Non si cerca più la sostanza, ci interessa solo apparire, non siamo disposti a sacrificarci e vogliamo solo e subito il risultato.
Ci hanno regalato la Cadillac, la volevamo cosi tanto, e presi dall'averla abbiamo tralasciato di imparare ad aggiustarla e a  conoscerla.... Sappiamo solo come  si guida e ne abbiamo tutti una, o quasi... Ma adesso? Cazzo, adesso dobbiamo scendere per forza, non possiamo rischiare di fondere senza sapere come si ripara.
Possibile che in così pochi ce ne accorgiamo?
I cofani fumano intorno a me, ma nessuno decelera, nessuno si ferma.
La mia generazione è questo.
Siamo low cost come gli aerei su cui viaggiamo, offriamo poco o niente e ci ricicliamo come muli da soma credendoci cavalli da corsa!
Parliamo tre lingue, e non siamo in grado di ascoltare chi ci chiede aiuto.
Il più povero di noi ha almeno un portatile o uno smartphone, ma non è in grado di parlare con le persone che ama.
Sappiamo mangiare la cosa giusta e ci abbiniamo il giusto esercizio fisico, facciamo il corso di yoga e quello di foto e poi...
Poi stop.
Non sappiamo fare altro.
Non ci interessa di nessuno al di fuori di noi, ma facciamo tutto per farci apprezzare da chi ci circonda, che ora mai è meno di uno sconosciuto.
Tutto è in funzione degli altri: come ci vestiamo, cosa mangiamo, perfino dove andremo in vacanza.
Dobbiamo sempre dare la giusta immagine di noi per farci accettare.
Ma accettare da chi?
Se vediamo una persona in difficoltà la scavalchiamo, non vogliamo ascoltare gli altri ma dire la nostra, abbiamo paura di aiutare, paura che ci venga tolto qualcosa.
Ma cosa credete che ci possano togliere più di così?
Non abbiamo niente!
Non sappiamo fare niente!
Anche la comunicazione che tanto elogiamo come nostro pregio è tutta apparenza, è tutto effimero.
Ai nostri genitori hanno detto di spingerci, di farci competere, senza farci stancare troppo, di darci tutto per non farci sacrificare; a noi hanno insegnato la paura degli altri, poi ci hanno messo davanti un vestito sexy , un motorino, un tablet, un auto nuova, una bella casa, ed ogni volta che arriviamo  all'obbiettivo, che credevamo di volere, ce ne mettono davanti un altro e un altro ancora...
Perché chi è impegnato a correre non si gira a valutare, non si ferma ad aiutare, non cerca di condividere ed è SOLO.
Ci hanno voluti soli, divisi e spaventati e direi che ci sono riusciti.
Io guardo tutti, me compresa, su queste Cadillac immaginarie, correre verso il niente perché senza l'un l'altro non siamo niente cari miei, e penso che forse doveva andare così.
Mi prendo la benzodiazepina di turno e vado a letto, magari domani mi sveglio e trovo il mondo in fiamme, le Cadillac sono esplose e a quel punto nessuno corre più e finalmente si gira a guardare, si ferma a sentire e magari anche ad ascoltare.
Per adesso stacco e sogno di godermi dall'alto del mio tetto quest'incendio.

domenica 21 settembre 2014

Ebola, facciamo chiarezza.

Un colpo di tosse, occhi iniettati di sangue ed uno stato di non perfetta salute; solo cosi posso descrivere il passeggero al mio fianco durante il volo di rientro in Italia.
L'amico viaggiatore credo si sia subito accorto dei miei bizzarri comportamenti: aria condizionata al massimo (anche se il velivolo era già fresco di suo) per evitare sudate non gradite;  innalzamento progressivo di una barriera invisibile, in modo da evitare anche il più piccolo contatto ed un rigoroso ed imbarazzante silenzio assoluto.
Oggi, con il senno del poi, mi son reso conto di essermi comportato da perfetto idiota e, probabilmente, aver fatto anche la figura del razzista di turno perché si, come avrete capito, il mio vicino di sedile era una signora di colore sulla sessantina.
Mai avrei immaginato di farmi condizionare dai media e dai continui falsi positivi, che corrono inarrestabili al ritmo di conga su blog e social network, ma la paura della pandemia ha infettato più dell'epidemia in corso.
Il 26 marzo 2014 l'Istituto Pasteur di Lione, Francia, ha individuato il ceppo virale dello Zaire ebolavirus come scatenante dell'epidemia iniziata in Guinea, e diffusa ufficialmente ad oggi in Liberia, Sierra Leone e Nigeria.
L'ebola è un virus estremamente aggressivo per l'uomo, causa una febbre emorragica potenzialmente mortale che viene accompagnata da diversi sintomi: febbre, vomito, diarrea, malessere generalizzato ed in alcuni casi emorragia interna ed esterna. Il suo tasso di mortalità varia dal 50% all' 89%, la sua diffusione avviene solo per contatto diretto col sangue o con altre secrezioni corporee, attualmente non è ancora stato sviluppato un vaccino e non esiste una cura efficace.
L'epidemia del 2014 è la più grave epidemia di ebolavirus della storia, sia per il numero dei contagi che per il numero dei decessi registrati.
I cittadini europei hanno iniziato a preoccuparsi per una possibile espansione della malattia oltre i confini del continente africano, ma queste preoccupazioni sono reali o frutto di un sistema mediatico poco chiaro?
Chi pensa che sia difficile ottenere una risposta si sbaglia di grosso; l'ebola, anche se ha raggiunto delle capitali, ha colpito paesi estremamente poveri ( il 47% della popolazione Guineana vive con un reddito sotto la soglia di povertà ) e l'ipotesi che qualche infetto riesca ad imbarcarsi per raggiungere qualche paese europeo è veramente remota, in più il suo elevato tasso di mortalità e la sua altissima e velocissima attività debilitante riducono, drasticamente, le probabilità che un malato possa andare in giro e diffondere il contagio.
In Africa occidentale il virus è riuscito a prendere piede grazie a due fattori: la povertà, e tutto quello che ne consegue ( assenza di strutture sanitarie, numero esiguo di personale preparato, l'utilizzo di aghi non sterili e la mancanza di materiale di sicurezza); ed il comportamento umano.
Se al primo fattore non c'è rimedio sul secondo dovremmo soffermarci per un'analisi più accurata; mentre le popolazioni colpite continuano con le loro usanze funebri ( lavano e toccano i cadaveri, più volte prima e durante il rito), in alcune zone le persone non credono all'esistenza dell'ebola ed in altre sono nate dicerie in cui gli ammalati verrebbero uccisi dai medici stranieri ( questo soprattutto in Liberia dove un commando armato ha fatto fuggire 29 malati in isolamento da una clinica in cui erano ricoverati "Corriere della sera, Caos Liberia" ) i leader mondiali degli stati altamente equipaggiati sembrano essere entrati in uno stato catatonico, fino ad oggi hanno fatto poco e quel poco che hanno fatto è servito ancora meno.
Il 25 settembre si terrà un'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per discutere l'emergenza ebola, dalla quale dovrà emergere un piano di invio di risorse di difesa militare e civile.
Una risposta tuttavia tardiva che dimostra come la comunità internazionale abbia "sottovalutato" l'epidemia, che nel frattempo rischia di esplodere nei paesi limitrofi e trasformarsi da un'emergenza sanitaria ad una vera e propria crisi umanitaria ed economica.

sabato 20 settembre 2014

FORZA KURDISTAN, se ti trovassi sulle cartine....

in questi giorni ne sentiamo di ogni colore per arginare il fenomeno ISIS e i media nazionali ci infilano del loro per rendere la situazione piu oscura, drammatica o totalmente al limite del ridicolo.
Il caso eclatante, almeno secondo me (ma non credo di essere il solo), è che la Unione Europea fornisca armi e armenti ai Peshmerga curdi e fin qui tutto apposto, almeno in parte.



La pacifista Europa con tutti i suoi bagni di democrazia e appacificazione punta tutto sulla creazione di violenza in una situazione di per se violenta, e se vogliamo dirla tuta anche potenzialmente fuori controllo.
La quasi totalita della opinione pubblica non sa ne chi sono i Curdi ne cosa hanno subito nei secoli, sopratutto l'ultimo secolo del 900...ma tutti sono daccordo ad armarli.
Sinceramente il rischio futuro, ma neanche troppo lontano, è che le atrocità vengano eseguite dai Curdi e l'Esempio a cui posso fare riferimento sta nel fatto che i Talebani furono armati e sostenuti e successivamente abbandonati dagli Americani contro l'invasione russa di fine anni '70.
Il mondo ha lasciato massacrare i Curdi nel totale menefreghismo, si di questo si tratta, finche questo popolo, necessitante di rivalsa,  di colpo diventa utile per arginare la avanzata del Califfato.

In un onda di ipocrisia sento gente attorno a me dire che "è giusto dare la possibilità di difendersi ai Curdi dall'Isis" ma dall'altro canto so per certo che armare a caso un popolo che ha subito troppo vuol dire dare la accetta in mano ad un bambino che piange; Questo mi spinge a pensare che questi possibili errori li pagheremo noi indirettamente poi, ma tutto il MedioOriente da subito.
Per non sottolineare poi che i Curdi sono solo una etnia di 4 nazioni confinanti...

Ultima cosa dove sta questo  Kurdistan che non lo trovo sulle cartine?