lunedì 22 settembre 2014

FOREVER ALONE

Avete presente quando vi capita di volervi sfogare e incautamente raccontate il vostro problema, più o meno grave, di vita quotidiana a qualcuno?
Mentre parlate iniziate a percepire il suo disinteresse, che sfocia in lezioni di vita, per arrivare sotto i vostri increduli occhi, a l'ovvia  soluzione, che tanto ovvia a vostro parere non è, dato che non tiene conto di NESSUNA delle variabili esposte fino a quel momento e che la rendono, piú che ovvia, inapplicabile...
Bhé per quanto mi riguarda ora mai è un déjà vu, un omelia della domenica da pulpiti sempre più discutibili.
La mia risposta, non quella che mi permette di mantenere la vita sociale in cui trascorro le ore libere, ma quella vera, che tendenzialmente non dico, alla fine è diventata una riflessione: "Non tutti quelli che ti sentono ti ascoltano, perché se agire fosse facile come parlare, il mondo sarebbe un posto migliore, senza depressi, senza suicidi, senza psicosi".
Ho capito che non ascoltiamo ma vogliamo disperatamente essere ascoltati, vogliamo tutto senza conseguenze...
La consapevolezza mi sta uccidendo, sapere che chi hai davanti aspetta solo il suo turno per parlare, rende difficile ogni comunicazione.
Eppure ci riprovo ogni giorno, ne sento il bisogno, non riesco a piegarmi a questo individualismo folle!
Con chi me la dovrei prendere per essere arrivati fin qui?
Da sempre vogliamo quello che non possiamo avere, è il motore, la scintilla che ci ha spinto a creare tutto ciò che abbiamo.
Oggi però il motore si è compromesso, inceppa, perde giri, grippa, la scintilla si è espansa, è un incendio ora mai...non é più una luce che ci guida ma un falò che ci acceca.
Non si cerca più la sostanza, ci interessa solo apparire, non siamo disposti a sacrificarci e vogliamo solo e subito il risultato.
Ci hanno regalato la Cadillac, la volevamo cosi tanto, e presi dall'averla abbiamo tralasciato di imparare ad aggiustarla e a  conoscerla.... Sappiamo solo come  si guida e ne abbiamo tutti una, o quasi... Ma adesso? Cazzo, adesso dobbiamo scendere per forza, non possiamo rischiare di fondere senza sapere come si ripara.
Possibile che in così pochi ce ne accorgiamo?
I cofani fumano intorno a me, ma nessuno decelera, nessuno si ferma.
La mia generazione è questo.
Siamo low cost come gli aerei su cui viaggiamo, offriamo poco o niente e ci ricicliamo come muli da soma credendoci cavalli da corsa!
Parliamo tre lingue, e non siamo in grado di ascoltare chi ci chiede aiuto.
Il più povero di noi ha almeno un portatile o uno smartphone, ma non è in grado di parlare con le persone che ama.
Sappiamo mangiare la cosa giusta e ci abbiniamo il giusto esercizio fisico, facciamo il corso di yoga e quello di foto e poi...
Poi stop.
Non sappiamo fare altro.
Non ci interessa di nessuno al di fuori di noi, ma facciamo tutto per farci apprezzare da chi ci circonda, che ora mai è meno di uno sconosciuto.
Tutto è in funzione degli altri: come ci vestiamo, cosa mangiamo, perfino dove andremo in vacanza.
Dobbiamo sempre dare la giusta immagine di noi per farci accettare.
Ma accettare da chi?
Se vediamo una persona in difficoltà la scavalchiamo, non vogliamo ascoltare gli altri ma dire la nostra, abbiamo paura di aiutare, paura che ci venga tolto qualcosa.
Ma cosa credete che ci possano togliere più di così?
Non abbiamo niente!
Non sappiamo fare niente!
Anche la comunicazione che tanto elogiamo come nostro pregio è tutta apparenza, è tutto effimero.
Ai nostri genitori hanno detto di spingerci, di farci competere, senza farci stancare troppo, di darci tutto per non farci sacrificare; a noi hanno insegnato la paura degli altri, poi ci hanno messo davanti un vestito sexy , un motorino, un tablet, un auto nuova, una bella casa, ed ogni volta che arriviamo  all'obbiettivo, che credevamo di volere, ce ne mettono davanti un altro e un altro ancora...
Perché chi è impegnato a correre non si gira a valutare, non si ferma ad aiutare, non cerca di condividere ed è SOLO.
Ci hanno voluti soli, divisi e spaventati e direi che ci sono riusciti.
Io guardo tutti, me compresa, su queste Cadillac immaginarie, correre verso il niente perché senza l'un l'altro non siamo niente cari miei, e penso che forse doveva andare così.
Mi prendo la benzodiazepina di turno e vado a letto, magari domani mi sveglio e trovo il mondo in fiamme, le Cadillac sono esplose e a quel punto nessuno corre più e finalmente si gira a guardare, si ferma a sentire e magari anche ad ascoltare.
Per adesso stacco e sogno di godermi dall'alto del mio tetto quest'incendio.

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